· 

I cinque turbamenti

La meditazione ci mostra meglio il nostro disagio. In sostanza e in classici termini buddhisti vuol dire che, una volta che si prende a meditare, una porzione non piccola del tempo della meditazione trascorre a confronto con i cinque cosiddetti impedimenti o turbamenti o ostacoli: attaccamento, irrequietezza, indolenza, avversione, dubbio. [...]

 

Siamo alienati a causa della tensione acquisitiva, la quale è molto alimentata dal fatto che nella nostra società la pace interiore non è un valore. Valori molto più dominanti, invece, sono l’acquisire e il competere. E ciò sia nel campo materiale, sia in quello intellettuale, sia, non di rado, in quello religioso- spirituale. Una volta poi che ci ritroviamo bruciati e svuotati dalla tensione, può darsi che ricorriamo a qualche tecnica di rilassamento, immaginando di stare cercando la pace. Sennonché la ricerca della pace può essere fruttuosa solo se per noi la pace è un valore in sé. Se invece i valori sono altri e il rilassamento è a essi subordinato - cioè se uno è mosso dal desiderio di ritemprarsi per tornare a competere e acquisire meglio - allora il rilassamento servirà solo a rendere più arida la nostra cantina. “L’uomo che corre costantemente verso la pace è un uomo celeste“ dice Eckart, indicando efficacemente il primato assoluto della pace. Ed è inutile dire che per cercare la pace è necessario abbandonare innanzitutto l’idea di 'starsene in pace'. [...]

 

L'accoglienza attenta degli spazi di pace in meditazione è solo una faccia della medaglia. Conviene adesso chiedersi quale sia l'atteggiamento giusto nei confronti dell'altra faccia, ossia delle varie forme di turbamento. [...]

 

Ora, come ben sa chiunque abbia una lunga pratica di raccoglimento alle spalle, l’atteggiamento più fruttuoso, oltre che più difficile, di fronte ai turbamenti è quello proprio di una madre responsabile verso il suo piccolo figlio naturalmente irresponsabile, vale a dire un atteggiamento fatto di accettazione, fermezza e intelligenza insieme. Questa immagine, che è opportuno rammentarsi migliaia di volte nella pratica, ha il vantaggio di presentare gli impedimenti come figli di cui prendersi cura, invece che come nemici da sconfiggere, secondo la tradizionale metafora guerresca del “combattimento spirituale“. Ossia ha il vantaggio di configurare un’immagine di unità affettuosa invece di un’immagine eroica che può essere, sì suggestiva, ma che è certo pericolosamente dualistica e dualizzante. Senza pensare, inoltre, che se faccio il viso dell’arme agli impedimenti, posso cadere dritto in bocca all’impedimento dell'avversione. [...]

 

I turbamenti servono la consapevolezza, la consapevolezza serve i turbamenti. Dunque nulla è inutile, tutto serve, tutto è grazia. Siamo distratti in meditazione? Accogliamo la distrazione. Siamo impazienti perché siamo distratti? Accogliamo l’impazienza. Ci compiacciamo per la nostra concentrazione? Accogliamo la vanità. Ci accorgiamo di essere vanitosi e ci disprezziamo per questo? Accogliamo la nostra superbia. Un’assidua collaborazione tra i turbamenti e la consapevolezza non giudicante è un tirocinio parallelo vicendevole. I turbamenti insegnano alla consapevolezza a essere sempre più accogliente e spaziosa, a essere sempre più madre responsabile, e la consapevolezza insegna ai turbamenti a placarsi: dunque, un reciproco insegnamento di pace.

 

Corrado Pensa

La tranquilla Passione